LAVINIA TRIBERIO

In un’era in cui le parole magiche da associare ad alimentazione corretta sono: biologico, eco-solidale, senza olio di palma, ricco di fibre, senza grassi o zuccheri aggiunti, a lunga conservazione, nuova formulazione … ecc… credo che debba nascere, in ognuno di noi, un’ esigenza di relazione, ragionata e consapevole, con il cibo che si trova tutti i giorni nelle nostre tavole. E’ indispensabile parlare quindi di EDUCAZIONE ALIMENTARE.

E’ necessario riflettere sul rapporto con il cibo, e precisamente sulla sua correlazione con la salute dell’uomo. E’ fondamentale quindi parlare di NUTRIGENOMICA.  Una parola che apparentemente sembra molto complicata ma che alla fine identifica l’interazione tra i cibi e la nostra salute, sia positive che negative.

Mangiare per l’uomo, è molto più che nutrirsi. Nella nostra società il cibo viene visto anche come elemento conviviale, legato a tradizioni del territorio e della famiglia definendolo una vera espressione culturale, spiegata dalla DIETA MEDITERRANEA, riconosciuta patrimonio dell’umanità e dell’UNESCO.

Il ruolo del Biologo nutrizionista è quello coerente con il proprio profilo professionale, conferitogli dalla formazione generale in biologia e specificamente nel settore dell’Igiene generale ed applicata. In particolare, questa figura professionale è specificamente formata nelle tematiche della promozione e tutela della salute, e può contribuire allo sviluppo di significativi interventi di Sanità pubblica per la prevenzione delle patologie correlate ad una alimentazione non corretta e per la promozione della salute sia a livello individuale che collettivo.

Pertanto, il biologo costituisce una figura indispensabile per la valutazione scientifica della dieta e l’identificazione delle sue relazioni eziologiche con la salute e le malattie nelle popolazioni umane

I biologi/nutrizionisti possono essere professionalmente impegnati in programmi, progetti e interventi di Sanità pubblica, in quanto portatori delle competenze specifiche per:

• la rilevazione, validazione, elaborazione ed analisi dei dati epidemiologici;
• l’utilizzazione dei sistemi informativi a scopo epidemiologico;
• la valutazione del rischio associato ai diversi fattori nutrizionali,
• genetici, ambientali e comportamentali che intervengono a vari livelli sullo stato di salute;
• negli obiettivi, strategie e metodologie della prevenzione;
• nella utilizzazione del laboratorio biomedico per tutti gli obiettivi sopra riportati.

In particolare il biologo epidemiologo, ed il biologo nutrizionista in modo specifico, costituisce una figura strategica con funzioni di collegamento tra le altre figure professionali che possono essere coinvolte operativamente in un progetto di sorveglianza nutrizionale, e cioè i clinici e i dietisti, nonché gli operatori sanitari che vengono interpellati occasionalmente per la raccolta completa dei dati sanitari dei pazienti. Al fine di ottenere tali osservazioni “indipendenti” (e cioè prive di errori di misura) possono essere utilizzati diversi biomarcatori, determinati nei campioni biologici, non solo come misure del consumo alimentare e dello stato nutrizionale, ma anche con il significato di indicatori predittivi del rischio di malattia.